LA VITA A CORTE

Da ciò che si festeggia, ritualizza o esorcizza, si può ricostruire il passato e la cultura di un popolo che conserva una vera e propria memoria collettiva del suo passato che viene rivissuto in un certo senso come rito. In questa terra sempre ambita dall’acqua, possiamo trovare parecchie narrazioni e riti legati ad essa, alla paura della piena.
Sono molti nel Delta, i racconti sui gorghi, cioè delle voragini d’acqua ferma che si schiudevano nel terreno in contemporanea con alluvioni e piene.
Di molti di essi, si diceva che avessero inghiottito persone, case, chiese e paesi interi e che fossero sepolti sotto le acque come Atlantide.
Per quanto riguarda la zona del Delta del Po, nell’area di San Basilio, sussiste una leggenda di epoca medioevale sulla strega del gorgo di Martino, gorgo che è ancora esistente, e ci può essere anche la possibilità di visitarlo.
Oggetto di culto erano spesso gli animali, soprattutto le mucche dato il numero esiguo nel Delta del XIX secolo. La morte di un animale si trasformava in un vero e proprio lutto cittadino e viceversa il parto era un’occasione di festa.
L’intera esistenza dei lavoratori della terra, degli aspetti più personali alle occasioni sociali, era scandita dai ritmi della terra. Molte feste erano legate ai raccolti o alla nascita o l’uccisione delle bestie.
Nelle interiora degli animali le fattucchiere interpretavano il futuro, prevedevano l’andamento del raccolto oppure ricavavano efficaci preparati terapeutici.
I prodotti della terra non erano solo una fonte di nutrimento ma anche essenza basilare della scienza medica popolare.
Nel Delta di fine Ottocento, l’unico medico era di Ca’ Tiepolo (Porto Tolle) e quindi la pratica nelle zone limitrofe era lasciata spesso alla gente del luogo, e coloro che si dicevano esperti soltanto perché una volta avevano visto il medico operare.
Lo stesso accadeva nel caso delle levatrici, poche e difficili da convocare in tempo, perciò si sostituivano le donne del luogo. Esse erano esperte semplicemente perché avevano gia partorito.
Tanti altri rimedi caratterizzavano la cultura popolare, tra i quali alcuni considerati stregoneschi.
Il ciclo vitale, quindi, era molto segnato dalla ritualità della credenza popolare. La nascita in particolare è ricca di notizie curiose. Ad esempio, la partoriente non doveva vedere le anguille né le lepri poiché si narra che il bambino sarebbe nato con il labbro leporino. Numerose inoltre, erano le storielle legate alle voglie. La placenta doveva essere seppellita in giardino come gesto benaugurale e la partoriente senza latte doveva mangiare un piatto di minestra in compagnia della donna che lo aveva perché la montata lattea si formasse.
Per quanto riguarda la morte, le nubili venivano sepolte con il vestito da sposa. Il defunto poi non doveva essere pianto, perché egli avrebbe potuto scivolare sulle lacrime lungo la strada per il Paradiso.

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